Basilicata coast to coast - DA SCANZANO JONICO A MARATEA -

LUCUS BOSCO LIKOS LUPO

Qual’è l’elemento che fa scattare la “molla” per cui ti metti in sella e pedali?

Caldo torrido, umido, ostile. Fine luglio 2019, viaggio pianificato in tutto e per tutto, o quasi… Il richiamo di una terra che è pronta ad accogliere e raccontare quello che di più prezioso custodisce.
Seguendo il filo narrativo di Rocco Papaleo, ci siamo messi in sella e via dallo Jonio al Tirreno, pedalata dopo pedalata la musichetta che ci “ronzava” nella testa faceva così:

Tu che ne sai, l’hai vista mai Basilicata is on my mind.

LUCANIA

Dalla partenza capiamo subito che non sarebbe stata una semplice avventura. Gli occhi campionavano e la testa elaborava, come fare contemporaneamente due viaggi, uno reale l’altro mentale. Il lido di Scanzano alle spalle e le prime colline di fronte a noi, curva, campi coltivati, contadini che ci salutano, primo sterrato, canneto e STOP. La bicicletta di Angelo si arrende dopo i primi 15 km, deragliatore posteriore rotto. Gli attrezzi utili nelle borse, pesano ma ti salvano la vita, riparazione di fortuna e, visto che il mio compagno di avventura può tutto, pedala con una sola marcia. I dislivelli ci attendono.

Le cicale stridono sempre più forti, una masseria abbandonata utilizzata solo per il bestiame ci rifornisce di acqua, le podoliche ci osservano e noi osserviamo loro. Siamo assuefatti da tanta straordinaria bellezza. Un albero su un lembo di asfalto ci fa da riparo per una piccola sosta, il termometro segna +46 C e già, pensiamo, è la Lucania.
Ancora in sella gli ultimi chilometri, i più difficili, ci aspettano le salite vertiginose per raggiungere Aliano, Carlo Levi e Rocco Scotellaro. Penso ad uno dei suoi versi.
“M’accompagna lo zirlio dei grilli”
Salita estrema, spingiamo le bici per quelli che saranno gli ultimi duemila metri, prima di una fontana nel paese che già assaporiamo e la voglia di un ultima Coca prima dell’arrivo nell’agriturismo. Eccola! Ingresso del paese, Calanchi alle spalle, campanile di fronte e lei una fontana fresca, come una liberazione, non ricordo le volte che abbiamo riempito e bevuto, riempito e bevuto. Ultimo strappo e le prime “case con gli occhi”, tipiche del borgo che ha visto confinato Levi. Un bar dopo la piazza e il corso, ci avviciniamo è lui, esce una signora dall’interno ci vede, noi sorridiamo le sorride, prende due sedie e senza esitare: ragazzi sedetevi, vi porto due belle Coca Cola fresche!
Sconvolti ci ha letto nel pensiero, non ci possiamo credere, è la fine della prima tappa chiusa in maniera epica.

Non lo sapevamo

Ci prepariamo l’indomani per ripartire, la proprietaria dell’agriturismo, dopo aver preparato una colazione degna di un cicloviaggio insiste nel farci aspettare perchè suo marito ha saputo del nostro Coast to Coast e vuole assolutamente conoscerci. Simpaticissimi, gentili e cordiali, scopriamo che la tanta voglia di incontrarci è data dal fatto che da loro niente poco di meno che, ha pernottato nei giorni del film, tutto il cast del film Basilicata Coast to Coast. Racconti, aneddoti, curiosità ci vengono raccontate e noi non possiamo che ascoltare pieni di curiosità ma, soprattutto, realizziamo che è niente è per caso. Un passo indietro.
La trasmissione della bici di Angelo rotta.
Il “mandriano” gentile e simpatico dell’agriturismo, ci accompagna con il suo pickup nella frazione vicina di San Brancato, c’è un negozietto delle mille risorse che, tra un climatizzatore, una bombola del gas, ha anche qualche bicicletta e, siamo fortunati, un cambio compatibile con la bicicletta di Angelo.

Riparato il cambio

– Negoziante: dovete lasciarmi la bici e passare domani
– Angelo: non c’è bisogno faccio tutto io

il grottino

Tutto pronto e perfettamente funzionato, si riparte e nella testa la sensazione di aver fatto già un viaggio nel viaggio. Si sale ancora, i primi vigneti , siamo ai piedi del Pollino e di fronte a noi svetta, a circa 650m s.l.m., Roccanova “la città del vino” del grottino, citato nel trattato “Naturalis Historia” di Plinio. Una volta superati i tornanti il borgo si presenta di fronte a noi, caratteristico e piacevole, le case del centro storico aggrappate sulla collina con una vista sulla Val d’Agri, i Calanchi e le montagne davvero unica. Come uniche sono i volti stupiti nel vedere “2 caschi colorati” con le biciclette strane e cariche di borse. Avremmo perso l’intera giornata e fotografare e parlare con gli anziani dai volti segnati dal tempo, il mercato nella piazza, le domande per sapere chi eravamo, i colori delle vecchie botteghe.

Pedaliamo ancora, il paesaggio continua a cambiare, discesa, salita e ancora discesa per attraversare la valle e arrampicarsi su una lunga strada asfalta che ci porta a Fardella. Siamo nel Parco Nazionale del Pollino e, tutto cambia.
Alle spalle il caldo torrido del giorno primo, passiamo dai +40º ai max 29º, da non credere. A sinistra, tornante dopo tornate, Chiaromonte, a destra la cima maestosa di Monte Alpi +1700 m, da cornice le grandi querce che continuano a fare ombra sulle nostre pedalate.
Una delle cose che più mi piace dei lucani è il rapporto umano che hanno nei confronti del forestiero, dato dal vivere nelle piccole comunità che ancora oggi determinano usi e costumi. In questo modo ho conosciuto qualche anno fa, in uno dei tanti viaggi alla scoperta dei paesi e delle tradizioni della Basilicata, un carissimo amico che, ovviamente, non potevamo non salutare durante la nostra traversata. Piazza di Fardella, aperitivo con l’ennesima Coca Cola ghiacciata, sicuramente una birra sarebbe stata da veri cicloviaggiatori, ma io e Angelo, da questo punto di vista siamo ancora minori di 18 anni. Salutati con Fabrizio riprendiamo la nostra rotta, ci aspetta un po’ di strada direzione Episcopia e l’arrivo a Latronico. Il panorama ad ogni curva e tornante, si fa sempre più mozzafiato, sarà che con gli occhi del viaggiatore tutto si esalta ma la luce, i colori e i profumi che smuovono i sensi sono amplificati. Montagna, mare, paesi con volti che hanno la carta geografica del luogo sulle rughe. E ancora, boschi vallate e il mare, ci siamo, quasi.

Verso la meta, verso Maratea

Verso la meta, verso Maratea
Previsioni meteo per il terzo e ultimo giorno, pessime.
Non ci resta tanto da pedalare, circa 50 km, è quasi fatta. Decidiamo la sera prima di anticipare la partenza, dalle ore 10 perturbazione temporalesca con possibili precipitazioni abbondanti. Forse non a caso l’ultimo giorno si crea questa combinazione tra temporale e orario di partenza.
Fuori è quasi buio, il profumo della pioggia, dell’umidità nell’aria si percepisce, ci mettiamo in sella da Latronico iniziamo a percorrere strade secondarie tra i boschi, fiumiciattoli e di fronte le montagne tra Lauria e Maratea. Siamo soli, i suoni sono amplificati, in mezzo alle montagne verso contrada Pecorone, le villette con gli orti e le galline sono da fiaba. Nuvole, scure, sfumate dal grigio scuro al nero intenso, interrotto da raggi di sole che come una lama tagliano le nubi. Ancora sali scendi, dietro le montagne, lo percepiamo c’è il mare, il Tirreno che ci attende. Il meteo peggiora ma i km diminuiscono e la meta è sempre più vicina. Ultima, o quasi, salita che ci farà gustare l’ultimo tè e dolcetto in un altro borgo molto caratteristico, Trecchina. Il verde smeraldo dei boschi che ricoprono i suoi alti monti, il profumo dei tigli e l’odore del mare, il Tirreno, così poco distante. Prime gocce di pioggia ma siamo a -15 km, nulla ci fa più paura.
Inutile dirlo, siamo sempre più consapevoli che gli ultimi chilometri che ci porteranno in cima al Cristo Redentore, saranno da ricordare… Vediamo il mare, la costa, il blu cristallino del mare di Maratea, bellissimo, bellissimo. Ultimo tornante in discesa, la montagna che ci scruta, in lontananza, in cima il Redentore. Ci affrettiamo entriamo nel borgo, via sempre più veloci l’obiettivo è vicino, il panorama sul Golfo ci attende. Le prime rampe, del ponte che come curve sinuose arrivano in cima, pedalata dopo pedalata da un lato la statua a braccia aperte, dall’altro il mare smeraldo e, sempre più forte, vento, pioggia e nebbia. L’ultimo chilometro, Santa Caterina, Borgo Castello, acqua battente, in una manciata di minuti la visibilità è sempre più ridotta. Ma ci siamo, vediamo il santuario di San Biagio, il bar, il negozietto di souvenir e lui che ci accoglie, meta raggiunta, il Cristo Redentore. La perturbazione passa, il cielo si schiarisce e finalmente la vista da sud a nord sul golfo, che racchiude in un solo colpo d’occhio Calabria, Basilicata e Campania.
Non riusciamo a realizzare, i due mari sono stati raggiunti, quello che abbiamo visto e che stiamo vedendo in quel momento lo realizzeremo sul treno del rientro e nei giorni a venire. Ancora oggi ci pensiamo, ancora oggi non vediamo l’ora di ripartire, aggiungendo nuovi pezzi che attraversano la terra della luce, dei boschi, delle montagne.
Basilicata is on my mind.

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rotte a sud