Foggia
Fossa
Acqua
-lamarina e palagogna-

ALLA RICERCA DELL'ACQUA

L’acqua l’elemento più ricercato nella terra di Puglia, c’è ma non si vede e quando si vede ci sfugge. Già una vera e propria catastrofe, ma il pensiero fino e la grossa necessità, in cui i nostri avi andavano incontro hanno fatto si che quelle doline diventassero piccoli recipienti ma dalla grande importanza. Uno contrasto fortissimo, in superficie carenza di acqua nel sottosuolo cedimenti dovuti a l’azione carsica. Cosa fare con quelle “fosse” che alle prime piogge lasciavano trapelare un minimo di speranza e approvvigionamento? Ottimizzarle e sfruttarle al massimo, aumentando la capienza e articolando un sistema di rivestimento e inghiottitoi che aumentasse la portata. Connubio perfetto, opere strategiche e acqua, cioè vita, per le attività agricole e pastorali. Inconsapevolmente con le fogge, l’uomo ha creato un ambiente favorevole per la piccola fauna selvatica, mammiferi, anfibi e rettili. Donnola, faina, tasso, il rospo comune, la raganella, tritone.

FOSSA

Dal latino fovea cioè fossa “Foggia”. Profonde, circolari, posizionate nel cuore delle campagne vicine o addirittura nei pressi delle più importanti masserie. Pietra su pietra, resistente e dura, a volte con dei pozzi dove prelevare direttamente l’acqua. Monumenti da preservare e tutelare che raccontano la grossa attività di quei secoli, ‘700 – ‘800, quando il pascolo come la Transumanza e le coltivazioni erano fiorenti, del resto come le grandi masserie dell’epoca.

Un itinerario che tocca due di quelle posizionate a sud dell’abitato di Ceglie Messapica, su quella linea di confine che termina tra Murgia e l’inizio della piana salentina.

foggia lamarina

Direzione e confine masseria Casamassima, asse viario messapico Ceglie – San Michele Salentino. La struttura conservata abbastanza bene è in un piccolo avvallamento vicino l’omonima masseria, una breve mulattiera ci conduce al bordo della foggia. Tutto attorno muretti a secco di confine e vegetazione tra macchia mediterranea e uliveto.

la foggia di masseria palagogna

La Platea recitava così: 

“La sudetta masseria è composta – scrive l’anonimo estensore della Platea della Casa Ducale – di abitazioni molto estese, e commode pei Massari, e Pastori: Di Cantina: vettovaglie: Di Merci: Di animali Vaccini, e Cavalline: di Pecore, ed altro: Di un commodo Casini: Di Grandi Corti: Di un’estesa Vigna: Di Cortile, forno, e Cappella: DI un’aia grande basolata di Canne Cento quattro: Di Foggie per acqua, Cisterne, e Votani: Di Chiuse arbustate di alberi di Ghiande, ed ulivi dispersi; Di una chiusa arbustata di soli alberi di ulivo: Di Capitanie di animali Vaccini, di Pecore; e di Capre: Di Cereali: Di attrezzi rurali, Maggesi, Paglia, e Letame. La medesima dista dall’abitato di Ceglie miglia sei.”

Da “Umanesimo della Pietra”, Prof. Gaetano Scatigna Minghetti.

Quella che si presenta nel contesto generale è una foggia di straordinaria bellezza, anzi due una più piccola e la seconda molto più ampia e profonda. Il numero di cisterne e acquari a ridosso della masseria denotano la grossa attività della stessa, con jazzi e paralupi ben conservati. 

Ancora visibili all’interno della foggia le scale per scendere e recuperare acqua, anche quando il livello di capienza era minimo, gli inghiottitoi e le bocche attraverso le quali si immergevano i secchi.

Un’esempio ancora vivo e importante che racconta come queste ricche zone, fossero strategiche e produttive, resta a noi valorizzarle e salvaguardarle perchè in un certo senso ci appartengono.

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rotte a sud